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Cosa accade quando cibo e musica si incontrano, nessuno meglio di noi può capirlo. La buona cucina è da sempre il simbolo, ma soprattutto il retaggio di un Paese, il nostro, che non riesce a pensarsi e raccontarsi senza un riferimento al convivio e all'arte, al cibo e alla musica: che si tratti di semplici e golose metafore, assaggi di brevi emozioni passeggere, oppure di profonde storie di vita fatte di odori e sensazioni, legate da un filo che unisce ogni senso come in una sinestesia.

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Vengono in mente il gelato al limon di Paolo Conte o la piadina romagnola di Samuele Bersani, passando per i crauti di Bruno Lauzi interpretati anche da una favolosa Monica Vitti, finendo colo monologo sul minestrone di Giorgio Gaber.


Ma l'esempio più grande è forse quello di Fabrizio De Andrè in Crêuza de mä: "Bastano sei versi a racchiudere un mondo disperato ed eroico di povertà e avventura, tutte le guerre del mondo, tutto il Mediterraneo, l'intera storia di navigatori che in quanto italiani ci possiede e tira i fili. Pesci fritti ed interiora, muri scrostati, vino cattivo ed un pasticcio di gatto diventano scogli a cui aggrapparsi per un momento, prima di lasciarsi volontariamente alla corrente invincibile del mare di vita; ed approdare (forse mai) alla conquista di nuove tavole".

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Non a caso, si dice che il vero Amore si esprime in una domanda: "Hai mangiato?" e se ci piace capire una persona dal suo piatto preferito e scoprirne la canzone del cuore, sarebbe bellissimo ricordare ogni momento a occhi chiusi: con un sapore che scatena ricordi, come una "madeleine" di proustiana memoria, e con una melodia che faccia rivivere passati momenti.


E' il momento di riaprire gli occhi

E gustare, portata dopo portata, un vero Menù d'Autore


"E a ste' panse veue cosa che daià?
Cose da belve, cose da mangiä:
frittua de pigneu, giancu de Purtufin,
çervelle de bae 'nt'u meximu vin

lasagne da fiddià ai quattru tucchi
paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi
E 'nt'a barca du vin
ghe naveghiemu 'nsc'i scheuggi"